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Innanzitutto, grazie, Vetetio, per le parole di apprezzamento sul gioco e sul nostro lavoro. Come abbiamo già detto diverse volte, non è stato facile amalgamare le idee, scrivere assieme, trovare soluzioni e chiudere il cerchio del gioco, ma per me è stata davvero una bella esperienza collaborare con Greta e mi sono sentito molto arricchito.

Riguardo all’ispirazione de Le cronache di Narnia di Clive Staples Lewis, si è già espressa Greta. Dico solo che, durante le nostre conversazioni, non erano emerse come ispirazioni dirette e che io non ho mai letto i romanzi né visto il film, per cui sono per definizione impermeabile al loro influsso.

Le consegne estetiche sono nate per idea di Greta come i principî dei giochi Powered by the Apocalypse, ma poi le abbiamo rinominate perché erano “solo” due e perché non ci andava di copiare troppo quella struttura (specialmente a me, a dire il vero). Inoltre, queste sono solo consegne estetiche, mentre nei Powered by the Apocalypse sono vere e proprie indicazioni al game master su come prendere importanti decisioni. Insomma: non sono davvero la stessa cosa.

Sulla meccanica “degli occhi chiusi” riporto quanto detto sopra, in un altro commento:

Per quanto riguarda l’spediente di mettere le mani davanti agli occhi, lo abbiamo usato per due ragioni: la prima è che volevamo rievocare l’esperienza dei giochi infantili, mosca cieca e tutto il resto; la seconda è che volevamo creare intimità, anche fisica, tra i due giocatori.

Sulle ispirazioni meccaniche e sull’implementazione delle mappe, ha già spiegato tutto Greta. Preciso solo che non ricordo le regole de La società dei sognatori e che ho seguito la sua guida e la sua ispirazione a riguardo.

È vero che ci siamo bocciati delle idee reciprocamente, ma ritengo anche che siamo riusciti a fare sintesi usando l’uno le idee dell’altra. Non è stato semplice, ma siamo riusciti a chiudere un gioco nel quale, in due o tre occasioni, ci siamo trovati in un vicolo che sembrava senza via d’uscita. Ci siamo sostenuti e spronati a vicenda, e questo, per me, ha fatto la differenza.