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Ciao a te, Daniele carissimo!

Che dire? Personalmente, non conoscevo Your Name. e, nella lista delle ispirazioni mia e di Greta, non è mai stato menzionato, per cui non credo che lo conosca neanche lei (ma lascio che sia lei a dirimere questo dubbio). Intanto, grazie per la raccomandazione, comunque.

Mi fa molto piacere che il testo ti sia sembrato scorrevole. Io e Greta lo avevamo percepito come composito e poco coerente, perché lo abbiamo scritto a pezzi e a quattro mani, di fatto dividendoci le parti e poi rileggendole e sistemandole assieme.

I nostri “vai” non sono farina nel nostro sacco, bensì un’ispirazione diretta dei go di S/Lay w/Me di Ron Edwards e, ancora di più, dei “via” di Vestalia di Stefano Burchi, che avevo playtestato poco prima della jam e che deve avermi fatto scattare qualche molla, al punto da proporre a Greta di adottare un flusso di gioco che si ispirasse ad esso. Il grosso difetto dei giochi con un’ampia componente narrativa per due giocatori è che si corre un po’ il rischio di “raccontarsela” o di giocare delle scene trascinandosi senza sapere bene dove andare a parare. Per questa ragione, ci sembrava che un ottimo modo per stare sul pezzo fosse quello di regolamentare la conversazione in maniera tematica, ed ecco perché abbiamo implementato il concetto di “vai”, spiegando come concretizzare una conversazione a due che spingesse sui temi delle carte, divisi tra scene del passato (sempre insieme) e del presente (divisi e insieme). Per ora, il risultato ci ha convinti (abbiamo provato il gioco una volta sola); vedremo se continuerà a farlo anche in futuro.

L’idea del pennarello indelebile che fa filtrare i luoghi tra i due mondi è stata un’idea che penso di aver tirato fuori io mentre sperimentavamo con Greta, in videochiamata, in cerca di idee che potessero funzionare bene sia esteticamente sia tematicamente. Poi ci è rimasta attaccata perché ci era piaciuta molto (specialmente a Greta, devo dire). Sono contento che ti sia piaciuta.

Per quanto riguarda l’spediente di mettere le mani davanti agli occhi, lo abbiamo usato per due ragioni: la prima è che volevamo rievocare l’esperienza dei giochi infantili, mosca cieca e tutto il resto; la seconda è che volevamo creare intimità, anche fisica, tra i due giocatori. Ricordo che Greta aveva posto il problema del fatto che non tutti potrebbero volerlo fare, ma – ehi! – puoi trovare facilmente altre soluzioni meno invasive, tipo quella che hai proposto tu; e poi non sei obbligato a giocare al nostro gioco, se non vuoi.

Nelle scene del presente abbiamo deciso di far passare un solo anno tra un compleanno e l’altro perché ci piaceva l’idea della cadenza rituale e far passare un anno sotto silenzio ci avrebbe stonato. E poi c’è da considerare anche il fatto che c’era facilmente il rischio di andare a finire in fasce d’età dove i ragazzini cominciano a fare sesso, e non ci andava di spingere in quella direzione in questo gioco. Poi, considera che il nostro documento di playtest ha ancora diverse domande a cui rispondere sulla questione delle età, quindi non ho alcuna convinzione sul fatto che abbiamo trovato la soluzione definitiva, qui; direi che, più che altro, abbiamo deciso di iniziare con questa ipotesi per vedere da che parte ci porteranno i playtest.

Grazie per le tue gentili parole e per la tua curiosità. Spero di averti risposto esaustivamente. In caso contrario, chiedi pure: sai che non ho problemi a conversare a lungo.

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Grazie Daniele, molto chiaro.

Prima di vedere se ho altri dubbi, attenderei la coautrice per dare spazio anche a lei.

Per ora, bravi ancora!