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Sono d’accordissimo. Come ho già detto più e più volte, lo scopo dei giochi è quello di essere giocato, non di essere venduti. Il vivere in una società capitalista ci ha annebbiato la percezione e ci fa dare valore solo a ciò che può essere venduto, ma la mia formazione umana e culturale va in senso decisamente opposto. Io do molto più valore a cose che non posso vendere o comprare.

Al di là di questa sega mentale, io, di solito, mi faccio delle domande a cui rispondere, implicitamente e non. Con i giochi per i quali sono in uno stadio avanzato di sviluppo, invece, miro a giocarli e basta per vedere cosa ho spiegato male o cosa scorre meno bene, e cerco di capire se è una caratteristica insanabile del gioco, se posso correggerla o se posso spiegare meglio come aggirare il problema.

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Sega mentale fino ad un certo punto.
Sono anche io “pro open source” e punto anche io all’essere il più free possibile.

Non ricordo se ti avevo già posto questa domanda o meno, ma è una cosa che ancora non ho chiara nella mia mente: quando consideri un gioco “in stadio avanzato”?
Quando dici “Ok, basta.” e non ti poni più domande su di esso, o c’è qualcosa che ti fa dire “Arrivo a quella milestone e poi lo dichiaro a posto”?
Ti rifai a dei requisiti che ti poni a monte, lo dici quando senti che è “il gioco che TU vuoi giocare” o ti basi più sul tuo giudizio sul gioco degli altri (es: non sorgono più problemi)?

[Nota: queste domande non sono dirette a te, Daniele, nello specifico. Le scrivo anche come personale memorandum e come possibile provocazione per altri che arrivano a leggere.]

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Vado a istinto. Quando mi sono rotto le palle di playtestarlo e non vedo l’ora ci cagarlo fuori per non avercelo più tra le balle. Tipo, con My Red Goddess ci sono vicino. 😂