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Raffinare il pezzo

Sopra ho combinato uno schema di tredici tarokka e ho fatto un po’ di brainstorming per dare a ciascuno di esso un’interpretazione, anche se considerato in relazione agli altri.

Tuttavia, avrete notato che non tutte le idee sono praticabili o si combinano bene tra loro; ma questa è la natura dei brainstorming: ci danno un pezzo di pietra grezzo e appena sbozzato. Siamo noi che dobbiamo raffinarlo.

Il dominio

Le idee più chiare che mi sono venute riguardano il dominio.

Il dominio di Averia ha un clima temperato. Il terreno è buono per l’agricoltura e l’allevamento di ovini e bovini, che è la principale occupazione della gente comune. Delle ampie foreste sembrano aver reclamato da tempo vaste parti del territorio, quasi che un tempo ci fosse stata una grande civiltà, ora in declino. E, infatti, il territorio è cosparso di rovine; le strade mostrano un’arte di costruzione che ora si è persa: sono messe male, ma consentono ancora di muoversi velocemente lungo gli assi principali. Il territorio è tagliato dalla Sere, un fiume maestoso attorno al quale un tempo sorgeva una grande civiltà.

L’insediamento principale è Alta Averia, una bella città di pietre e mattoni, che ora ha parecchie parti in rovina e non più manutenute. Gli Averiani sembrano aver perso una guida politica e, ora, le famiglie più ricche e importanti della città eleggono tra di loro quelli che devono governare la città.

La religione storica degli Averiani è quella nella dea Silvara: l’incarnazione terrena della luna, nella sua triplice natura di anziana saggia, madre feconda e figlia innocente. I suoi simboli sono: la luna, l’argenteo astro notturno; la civetta, l’uccello che tutto vigila e caccia di notte, simbolo dell’antico imperio degli Averiani; e l’argento, il metallo dello stesso colore della luna e che, grazie alla benevolenza della dea, faceva tracimare i forzieri di Alta Averia.

Qualche anno fa, i Thren, un popolo straniero con usi e costumi diversi, con un altro dio e un’altra lingua, sono entrati in armi nella valle della Sere e hanno cominciato a metterne a ferro e fuoco il territorio. L’esercito di Alta Averia è stato radunato, ma la potenza della città non era più quello del passato, e le sue forze sono state sconfitte in una grande battaglia campale. Alta Averia è stata saccheggiata, molti edifici sono stati dati alle fiamme e molti sono morti.

Ora i Thren hanno posto Threnagun (letteralmente “la tenda/casa dei Thren”), il loro accampamento di grosse tende rotonde, lungo il corso alto del fiume Sere. Un accampamento di tende con la porta rivolta verso sud, poiché dal nord, secondo le credenze dei Thren, viene il freddo, la morte, le cattive notizie, il tradimento e tutto quanto un bravo uomo dovrebbe temere.

Le foreste e le terre selvagge del dominio di Averia sono infestate da lupi, che ululano alla luna e che, nella notte, cacciano con i loro occhi che rifulgono di una maligna luce rossastra. La gente li teme, poiché essi attaccano il bestiame e gli abitanti. In molti dicono che essi non sia vero lupi – benché i lupi siano sempre stati ben numerosi in queste zone – bensì lupi mannari, e che essi siano calati sulle terre di Averia insieme all’orda dei Thren.

Il signore oscuro

Passiamo ora a sistemare il signore oscuro. Come prima cosa, ho deciso che abbandonerò il filone dei Vistani, dal momento che era uno spunto venutomi immediatamente, ma poi è rimasto un po’ troppo isolato per tirarci fuori qualcosa di buono e che si amalgamasse col resto degli spunti.

Valeria era una delle sacerdotesse vergini di Silvara. Ultimato il suo servizio, della durata di trent’anni, come era stato previsto dall’accordo matrimoniale stretto tra la sua famiglia e un’altra delle maggiori famiglie aristocratiche di Alta Averia, sarebbe andata in sposa a Galerius, che di lì a poco sarebbe stato eletto come console della città.

Valeria non aveva per Galerius nessun affetto ed era conscia che, una volta finito il suo servizio come sacerdotessa, il suo matrimonio col nobiluomo sarebbe stata un’unione infelice e dettata unicamente dal dovere. L’inverno di quell’anno, il territorio di Averia fu minacciato per la prima volta dai Thren e l’esercito di Alta Averia, comandato da Galerius, fu sconfitto e messo in rotta in una catastrofica battaglia. Dopo essersi ritirati la tre mura della città, Galerius comandò che tutte le ricchezze degli Averiani, nonché il tesoro di stato, sacro alla dea Silvara, fossero nascosti in un luogo segreto. Nel frattempo, Galerius aveva chiesto a Valeria di usare l’antica magia averiana per trovare un modo per sbaragliare i Thren.

Durante le sue ricerche, Valeria entrò in contatto con una magia antica e proibita, legata a Nerthul, l’antico dio-lupo dei loro antenati, il cui culto era stato proibito e soppiantato molti secoli prima da quello della dea Silvara. Entro in contatto con antichi rituali di negromanzia e diverse pratiche religiose proibite.

Nel frattempo era stato organizzato un incontro tra la delegazione degli Averiani e quella dei Thren fuori dall’antico confine sacro delle mura della città. I Thren avevano promesso di ritirarsi a nord, presso Threnagun, il loro accampamento lungo il corso della Sere, a patto che gli Averiani pagassero loro un tributo. Durante le trattative e il banchetto che seguì, Valeria incrociò il suo sguardo con quello di Kolnul, il capo dell’orda dei Thren e si innamorò di lui. In un momento di ritiro, i due si confessarono il loro amore e lo consumarono. Così Valeria ruppe il suo voto di castità fatto quasi trent’anni prima alla dea Silvara, prima di convolare a nozze con Galerius.

Kolnul le disse che, se lei avesse trovato un modo per conferirgli l’antico potere del dio Nerthul, che era anche il dio ancestrale dei Thren, avrebbe preso il potere e conquistato il tesoro di Averia; lei non avrebbe più dovuto sposare un uomo che non amava e Kolnul avrebbe fatto di lei la sua regina.

Valeria si ritirò nelle antiche catacombe di Alta Averia e consultò nuovamente i testi proibiti. Per risvegliare il potere di Nerthul avrebbe dovuto sacrificare nel fuoco sacro di Silvara il cuore dell’uomo più valoroso della città, il suo promesso sposo Galerius. Recatosi presso le sue stanze con un pretesto, lo pugnalò a tradimento, estraendone il cuore e gettandolo insieme al proprio in preda alle fiamme sacre della dea Silvara per risvegliare l’antica furia di Nerthul.

In quella notte, le Nebbie di Ravenloft invasero per la prima volta Averia e trassero a sé Valeria e il suo nuovo dominio. Essa era stata “benedetta” dalla licantropia dal malvagio dio-lupo e trasmise il suo potere e la sua maledizione, tramite un morso infetto, a Kolnul. Tuttavia, Kolnul, non amava davvero Valeria: l’aveva soltanto sfruttata per i suoi scopi e ora desiderava più di ogni altra cosa l’argento di Averia, che tuttavia era custodito in un luogo conosciuto soltanto da Galerius, un uomo ormai morto.

Questa era la beffa delle Potenze Oscure a Valeria: aveva rinnegato la sua dea per uccidere un uomo che l’amava, per amore di un uomo che non l’avrebbe mai amata. Ora vaga nella notte per le terre di Averia, ricevendo in sogno le visioni del cuore di Galerius pulsante e immerso nelle fiamme sacre.

Ora, nel dominio, le voci si sono sparse. In molti sanno che il tesoro di Averia è stato nascosto e lo stanno cercando perché bramano con tutti sé stessi di possedere quella ricchezza. Anche Kolnul è ossessionato dal trovare quell’argento.

Valeria, invece sente dietro di sé una fame implacabile di carne umana, che non riesce a controllare. È spaventata da ciò che è diventata e non si sente accolta né dal suo vecchio popolo né dai Thren. Vaga nelle foreste, spesso sotto forma di lupo, col potere della natura e del suo nuovo dio: Nerthul. Quelli che morde diventano lupi mannari al suo servizio, ma non Kolnul: questa è solo l’ennesima beffa delle Potenze Oscure. Odia sé stessa, ma è troppo vigliacca e meschina per desiderare la sua stessa morte.

L’avventura

Nel dominio di Averia ci sono due religioni ai ferri corti: quella tradizionale averiana, che ha al centro la figura della dea Silvara, e quella nuova di Nerthul. Da tempo i Thren adoravano Nerthul, il dio-lupo delle sconfinate steppe, ma il rituale e l’empia devozione di Valeria hanno portato questo culto con ancora più violenza nelle vite degli Averiani.

I cittadini di Alta Averia sono divisi: alcuni, capitanati da Octavius, il padre di Valeria e sacerdote di Silvara, ritengono che solo la loro patrona li possa proteggere dai Thren e dai lupi mannari; altri, capitanati da Falerius, un ex pastore la cui fattoria è stata distrutta, la cui famiglia è stata massacrata e le cui pecore sono state decimate dai lupi mannari, sostiene che solo asservirsi completamente al Dio Lupo può salvare gli Averiani dalla rovina più completa.

In tutto questo, Lars, il fratello di Galerius, ritiene che, spulciando tra gli antichi testi, tra i quali Valeria aveva trovato il suo rituale, si possa trovare una soluzione al problema che attinga alla fede in Silvara. Lui e gli altri che lo seguono, se riusciranno a scoprire quegli antichi segreti, scopriranno lo stesso rituale che ha trasformato Valeria in un lupo mannaro e, sacrificando il cuore di un innocente sull’antico altare del Dio Lupo, riusciranno a trasformarsi in lupi mannari e a ottenere la vera forza per combattere contro i Thren.