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Ciao Vetetio,

ho appena letto "Vespere e mane" e ho apprezzato molto la poesia che ha di fondo. Sei riuscito a tratteggiare bene, con poche pennellate il mondo di gioco. Ho apprezzato i materiali che hai usato per dare maggior forza al concetto che volevi esprimere, anche se ho alcuni piccoli dubbi sull'utilizzo delle carte da poker che come concetto mi rimandano più al gioco d'azzardo.

Parlando di entità ai limiti dello spazio tempo, forse poteva essere più centrato l'uso degli arcani minori dei tarocchi. Forse avrebbe rafforzato maggiormente l'idea. Certo, avrebbe avuto meno senso il poker (e nel caso avresti dovuto cercare qualche sistema di gioco alternativo) ma credo avrebbe funzionato meglio.

Ho un dubbio sulle regole, ma metto le mani avanti dicendo che potrei non aver capito io: un giocatore può decidere di indietreggiare o essere inghiottito. Essendo una scelta del giocatore, che non è supportata da una regola specifica, ho avuto il dubbio che non abbia un vero e proprio peso nel gioco, nel senso che il giocatore che decide di farsi inghiottire, sa che sta per far finire la partita, quindi forse sarà sempre tentato di allontanarsi. Ovviamente questo porterà a tendere la corda e far scattare un finale specifico. Come meccanica è molto poetica, ma faccio fatica a capire che tipo di dinamiche potrebbe creare. Probabilmente la risposta la troverei semplicemente provando il gioco, ma mi interessava sapere come eri arrivato a quella scelta di design.

Invece personalmente non ho amato molto il finale, il fatto di leggere dei testi già scritti, di fatto creando finali alternativi ma scritti in precedenza. Da giocatore mi piacerebbe poter narrare io il finale del mio personaggio, magari venendo obbligato a stare in un tema specifico a seconda del risultato di gioco. Però è semplice gusto personale, poiché i finali che hai scritto sono molto azzeccati e poetici.

Complimenti per il tuo gioco e grazie di averlo condiviso.

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Ciao, innanzi tutto grazie del commento :)

La scelta delle carte da poker ricade sulla loro maggiore reperibilità (almeno qui in Romagna tutte le case hanno un mazzo di carte da "Ramino") 

La scelta di avanzare o meno è tutta relativa al nodo e alla sua meccanica: più si avanza, più rischi di sciogliere il legame, l'idea che ho avuto è simile a quello della torre Jenga, in cui hai vantaggio ad andare avanti ma il rischio sempre crescente. Gioca un po' sulla teoria della bomba sotto al tavolo diciamo.

Sui finali capisco la critica, diciamo che lo spazio lo volevo lasciare nell'ultimissima fase in cui il mondo è creato a nuovo. "Tutto ha una fine" in realtà dovrebbe essere uno step intermedio per settare i toni del finale, sul mondo diviso o unito nuovamente. O almeno, questa era l'idea.

Sono contento che il tono poetico sia stato apprezzato, è forse la parte più personale di tutto il gioco.

Grazie ancora!