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Provo a risponderti, iniziando dal generale e arrivando al caso specifico.

Tendenzialmente, l'autorità su un elemento è sempre attiva, anche quando si interpreta il proprio personaggio. I veti derivanti dall'autorità, però, sono di carattere estetico; ciò significa che non hanno esattamente una ricaduta immediata sulla narrazione. Se in una partita io controllo l'amore, ho il diritto/dovere di intervenire qualora la rappresentazione di quell'elemento dovesse discostarsi da quella che io ho bene in mente (magari, si spera, proprio perché mi sono confrontato con gli altri giocatori a inizio partita), ma le cose si complicano se intervengo da un punto di vista narrativo. Questo vale come regola generale.

Nel vostro caso, invece, mi pare che le cose stiano diversamente. Il traviatore ha deciso (prendendo spunto da uno degli scoramenti, suppongo) che Sir Gorlois ascolta la conversazione tra i due. La giocatrice di turno però ha le idee chiare su come dovrebbe proseguire la scena e decide di intervenire. Prima di tutto, non credo che questo distrugga in alcun modo l'operato del traviatore (prendi con le pinze questo commento, finché non so quale scoramento è stato messo in gioco). Ma il punto è un altro: lei lo fa chiamando in causa il proprio elemento. Perché esercitare il controllo sull'elemento (specie in una scena del genere, dove anche la rappresentazione dell'amore può assumere diverse facce e non me la sentirei di star lì a fare il puntiglioso) quando c'è uno strumento come la frase "Prova in un altro modo"?

Ciò che impatta davvero sull'operato del traviatore, secondo me, è esattamente il modo in cui la giocatrice prende il controllo della scena sulla base di un veto. Controllare l'amore non significa controllare le reazioni dei personaggi né come manifestano il proprio amore, ma assicurarsi che la rappresentazione dell'elemento sia coerente con l'ambientazione, il periodo storico ed eventuali scelte che i giocatori hanno fatto a inizio partita. Avendo informato gli altri giocatori sulla coerenza (o incoerenza) rispetto alla rappresentazione dell'elemento, il nostro ruolo è finito; tocca a loro agire di conseguenza.

Insomma, entrambi gli atteggiamenti proposti (sia quello della giocatrice, sia quello del traviatore) mi sembrano legittimi, ma in quel caso la decisione finale spettava al traviatore. Va benissimo esercitare la propria autorità sugli elementi, ma a volte è preferibile non calcare la mano (soprattutto quando c'è di mezzo il proprio personaggio).